Quell'indignazione era la madre dei più dolci sogni. Verso mattina il suo turbamento s'era mitigato nella commozione per il destino. Non s'addormentò, ma cadde in uno stato singolare d'abbattimento che gli tolse la nozione del tempo e del luogo. Gli parve d'essere , gravemente, senza rimedio, e che Angiolina fosse accorsa a curarlo. Le vedeva la compostezza e la serietà della infermiera dolce e disinteressata. La sentiva muoversi nella camera, ed qualvolta ella si avvicinava, gli apportava refrigerio, toccandogli con la mano la fronte , oppure baciandolo, con lievi baci che non volevano essere percepiti, sugli occhi o sulla fronte. Angiolina sapeva baciare così? Egli si rivoltò pesantemente nel letto e tornò in sé. L'effettuazione di sogno sarebbe stato il possesso. E dire che poche ore prima egli aveva pensato di aver perduto la capacità di sognare. Oh, la gioventù era ritornata. Correva le sue vene come mai prima, e annullava risoluzione la mente senile avesse fatta.
(Italo Svevo, Senilità, Mondadori, 1998, p. 132)