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Sette piani – Dino Buzzati

Coniuga i verbi usando indicativo imperfetto, passato remoto e trapassato prossimo, congiuntivo imperfetto, gerundio semplice, forma attiva e forma passiva. Presta attenzione alle maiuscole.

Dopo un giorno di viaggio in treno, Giuseppe Corte (arrivare) , una mattina di marzo, alla città dove (esserci) la famosa casa di cura. (Avere) un po' di febbre, ma (volere) fare ugualmente a piedi la strada fra la stazione e l'ospedale, (portarsi) la sua valigetta.
Benché (avere) soltanto una leggerissima forma incipiente, Giuseppe Corte era stato consigliato di (rivolgersi) al celebre sanatorio, dove non si (curare) che quell'unica malattia. Ciò (garantire) un'eccezionale competenza nei medici e la più razionale ed efficace sistemazione d'impianti.
Quando lo (scorgere) da lontano - e lo (riconoscere) per averne già visto la fotografia in una circolare pubblicitaria - Giuseppe Corte (avere) un'ottima impressione. Il bianco edificio a sette piani (solcare) da regolari rientranze che gli (dare) una fisonomia vaga d'albergo.Tutt'attorno (essere) una cinta di alti alberi.
Dopo una sommaria visita medica, in attesa di un esame più accurato Giuseppe Corte (mettere) in una gaia camera del settimo ed ultimo piano. I mobili (essere) chiari e lindi come la tappezzeria, le poltrone (essere) di legno, i cuscini rivestiti di policrome stoffe. La vista (spaziare) su uno dei più bei quartieri della città. Tutto (essere) tranquillo, ospitale e rassicurante.

(da Dino Buzzati, Sette piani)

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Il barone rampante – Italo Calvino

Coniuga i verbi usando indicativo presente, passato remoto, imperfetto, trapassato prossimo, congiuntivo imperfetto. Presta attenzione alle maiuscole.

(essere) il 15 di giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello, (sedere) per l’ultima volta in mezzo a noi. (ricordare, io) come (essere) oggi. (essere, noi) nella sala da pranzo della nostra villa d’Ombrosa, le finestre (inquadrare) i folti rami del grande elce del parco. (essere) mezzogiorno, e la nostra famiglia per vecchia tradizione (sedere) a tavola a quell’ora, nonostante (essere) già invalsa tra i nobili la moda, venuta dalla poco mattiniera Corte di Francia, d’andare a desinare a metà del pomeriggio. (tirare) vento dal mare, ricordo, e (muoversi) le foglie. Cosimo (dire) : - Ho detto che non voglio e non voglio! - e (respingere) il piatto di lumache. Mai (vedere) disubbidienza più grave.

(da Italo Calvino, Il barone rampante)

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Plurale delle parole composte

Scrivi il plurale delle seguenti parole composte.

La capofamiglia - le
Il capofamiglia - i
L'altorilievo - gli
Il parapioggia - i
La lavastoviglie - le
Il dopoguerra - i
Il sottoscala - i
L'arcobaleno - gli
La sovrattassa - le
La cassaforte - le
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Il plurale dei nomi composti

Forma il plurale dei seguenti nomi composti:

1) Il camposanto - i
2) Il francobollo - i
3) Il capostazione - i
4) La capofamiglia - le
5) Il capofamiglia - i
6) Il cavatappi - i
7) La mezzaluna - le
8) Il chiaroscuro - i
9) La cassaforte - le
10) Il capocuoco - i
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Discorso diretto e discorso indiretto

Volgi al discorso indiretto le seguenti frasi.

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Discorso diretto e discorso indiretto

Volgi al discorso indiretto le seguenti frasi.

1) Ho detto a Luca: «Non posso venire al cinema domani».
→ Ho detto a Luca che non al cinema il giorno dopo.
2) Martina ha detto: «Qui mi trovo molto bene».
-→ Martina ha detto che molto bene.
3) Giorgio chiese a Luisa: «Esci con me questa sera?».
→ Giorgio chiese a Luisa se .
4) Giacomo mi ha chiesto: «Hai telefonato a Michele?».
-→ Giacomo mi ha chiesto se a Michele.
5) «Fra un'ora ci vediamo?».
→ Mi chiese se .
6) Gli ho detto: «Ti chiamo stasera».
→ Gli ho detto che .
7) «Non vengo in questo posto da un mese».
→ Gli ha detto che non in da .
8) Valeria mi ha detto: «Il tuo arrivo mi farà felice».
→ Valeria mi ha detto che felice.
9) La mamma ha detto a Sara: «Riordina la tua stanza e non mangiare sul letto».
→ La mamma ha detto a Sara e sul letto.
10) Ivana ha chiesto a Luigi: «Hai avuto quelle notizie dalla tua famiglia che aspettavi da tempo?».
→ Ivana ha chiesto a Luigi se che da tempo.
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Glossario – La politica

La politica ha un suo linguaggio e un suo lessico specifico. Vediamo insieme alcuni termini ed espressioni utili.

Camera dei Deputati
E’ la camera bassa del Parlamento, composta da 630 membri.

Senato della Repubblica
E’ la camera alta del Parlamento, composta da 315 membri (che devono avere almeno 40 anni di età) più i “senatori a vita” (ex presidenti della Repubblica e persone da lui nominate).

Presidente della Repubblica
E’ il capo dello Stato, eletto dal Parlamento e dura in carica 7 anni. Per essere eletto deve avere almeno 50 anni di età. Promulga le leggi del Parlamento e scioglie le Camere per indire le elezioni.

Deputato
Membro della Camera dei Deputati.

Senatore
Membro del Senato.

Presidente del Consiglio
Capo del governo, eletto dal Parlamento.

Montecitorio
E’ il palazzo della Camera dei Deputati.

Palazzo Madama
E’ il palazzo del Senato.

Palazzo Chigi
E’ il palazzo del Presidente del Consiglio.

Quirinale
E’ il palazzo del Presidente della Repubblica.

Potere esecutivo
E’ il potere del governo di fare eseguire le leggi.

Magistratura
E’ l’insieme di organismi che esercitano il potere giudiziario.

Decreto legge
E’ un provvedimento del governo che, in caso di urgenza, può emanare una legge che dura 60 giorni.

Centrodestra
Lo schieramento politico che comprende partiti politici di centro e di destra, alleati in una coalizione.

Centrosinistra
Lo schieramento politico che comprende partiti politici di centro e di sinistra, alleati in una coalizione.

Partiti politici
Associazioni tra persone che hanno valori comuni, che esercitano l’attività politica e si presentano alle elezioni.

Referendum
E’ uno strumento di democrazia diretta, per cui gli elettori votano su una questione specifica.

Portaborse
Aiutante di un parlamentare. La parola ha un significato negativo.

Scranno parlamentare
Posto occupato da un parlamentare.

Ministro senza portafoglio
Ministro che non ha potere di spesa.

Quote rosa
Percentuale minima che i partiti che si presentano alle elezioni devono dare alle candidature femminili.

Immunità parlamentare
Garanzia che il parlamentare non verrà perseguito dalla legge per le sue opinioni o per la sua attività politica.

Decreto omnibus
E’ una legge rapida del governo che si occupa di moltissimi temi diversi.

Par condicio
E’ il principio che afferma che tutti devono avere le stesse condizioni e gli stessi spazi in tv.

Legge elettorale
E’ la legge che regola come si vota.

Fiducia parlamentare
La maggioranza dei voti in parlamento.

Potere giudiziario
Potere di giudicare che hanno i giudici e magistrati.

Corte costituzionale
E’ la Corte che giudica se una legge è conforme alla Costituzione.

Potere legislativo
Il potere del Parlamento di fare le leggi.

Corte dei Conti
E’ l’organo che si occupa della spesa pubblica.

Concordato
E’ l’accordo tra lo Stato italiano e la Chiesa Cattolica.

Condono fiscale
E’ la rinuncia a far pagare gli arretrati dei soldi di chi ha evaso le tasse, ma che ora si mette in regola.

Quirinalista
Giornalista che si occupa del Presidente della Repubblica.

Lottizzazione
E’ la divisione di un’istituzione (tv, società) tra i vari esponenti dei partiti politici.

Partitocrazia
E’ il modo in cui è chiamata l’eccessiva presenza dei partiti nella società italiana.

Terzo polo
Un gruppo di partiti che non si definisce né di destra né di sinistra.

Balena bianca
E’ il nome con cui veniva chiamata il partito della Democrazia Cristiana.

Ad interim
Si ha quando il Presidente del Consiglio mantiene per un certo periodo le funzioni di un ministro dopo le sue dimissioni.

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La solitudine del riformista

Federico Caffè è stato un brillante economista keynesiano, che ha anche collaborato con la stampa quotidiana. Vi proponiamo il suo più noto articolo, La solitudine del riformista («Il manifesto», 29 gennaio 1982), che è una puntuale, ma anche sconsolata definizione di “riformista”, uomo che per le sue idee è destinato a non avere attorno a sé grandi folle di seguaci.

Scegli la parola corretta tra quelle proposte.

Il riformista è ben consapevole d'essere costantemente deriso da chi prospetta future , soprattutto per il fatto che queste sono vaghe, dai contorni indefiniti e si riassumono, generalmente, in una formula che non si sa bene cosa voglia dire, ma che ha il pregio di un magico effetto di richiamo.

La derisione è giustificata, in quanto il riformista, in fondo, non fa che ritessere una che altri sistematicamente distrugge. E' agevole contrapporgli che, sin quando non cambi «il sistema», le sue innovazioni miglioratrici non fanno che tappare buchi e puntellare un che non cessa per questo di essere vetusto e pieno di crepe (o «contraddizioni»). Egli è tuttavia convinto di operare nella storia, ossia nell'ambito di un «sistema», di cui non intende essere né l'apologeta, né il becchino; ma, nei limiti delle sue possibilità, un componente sollecito ad apportare tutti quei miglioramenti che siano concretabili nell'immediato e non desiderabili in vacuo. Egli preferisce il poco al tutto, il realizzabile all'utopico, il delle trasformazioni a una sempre rinviata trasformazione radicale del «sistema».

Il riformista è anche consapevole che alla derisione di chi lo considera un impenitente tappabuchi (o, per cambiare immagine, uno che pesta l'acqua nel mortaio), si aggiunge lo scherno di chi pensa che ci sia ben poco da riformare, né ora né mai, in quanto a tutto provvede l'operare spontaneo del , posto che lo si lasci agire senza inutili intralci: anche di preteso intento riformistico. Essendo generalmente uomo di buone letture, il riformista conosce perfettamente quali lontane radici abbia l'ostilità a ogni intervento mirante a creare istituzioni che possano migliorare le cose.

Persino Quintino Sella, allorché propose al Parlamento italiano l' delle Casse di risparmio postali, incontrò l'opposizione di chi ritenne il provvedimento come pregiudizievole alla libera di consapevoli cittadini che, per capacità proprie, avrebbero continuato a dar vita a un movimento associazionistico nel campo del credito. Venne obiettato al Sella che «vi sono due modi di amare la libertà; (...) Vi è il modo nostro; amarla di vero affetto, per sé, per il bene che genera e permette ai nostri concittadini, considerarla, studiarla, renderla quanto più si possa benefica; (...) Vi è poi un altro modo; e consiste nel professare a parole un amore sviscerato verso la libertà, e domandarle un abbraccio per poterla comodamente strozzare».(1)

Più che essere colpito dagli del retoricume neoliberista (sempre dello stesso stampo), il riformista avverte con maggiore malinconia le reprimende di chi gli rimprovera l'incapacità di fuoriuscire dal «sistema». Egli è tuttavia, troppo abituato alla incomprensione, quali che ne siano le matrici, per poter rinunciare a quella che è la sua vocazione intellettuale. In questa non rientra, per naturale , il fatto di dover occuparsi di palingenesi immaginarie. Sollecitato in vari modi a farlo, il riformista ha finito col rendersi conto che si pretendeva da lui qualcosa di simile a quello che si chiede a un pappagallo tenuto in gabbia, dal quale, con la guida di una bacchetta, si cerca di ottenere che scelga, con il suo becco, uno dei variopinti manifestini che si trovano in un apposito ripiano della gabbia.

Spaventato da questa implicita in intellettuale pappagallesco, il riformista si rincuora prendendo un libro che gli è caro e rileggendone alcune righe famose:

«Sono sicuro che il potere degli interessi costituiti è assai esagerato in confronto con la progressiva estensione delle idee. Non però immediatamente. (...) giacché nel campo della filosofia economica e politica non vi sono molti sui quali le nuove teorie fanno presa prima che abbiano venticinque o trent'anni di età, cosicché le idee che funzionari di Stato e uomini politici e perfino gli agitatori applicano agli avvenimenti correnti non è probabile che siano le più recenti. Ma presto o tardi sono le idee, non gli interessi costituiti, che sono pericolose sia in bene che in male».(2)


1) F.Ferrara, Discorsi e documenti parlamentari (1867-1875), in Opere complete, vol. 9 (a cura di F.Caffè, Istituto grafico tiberino, Roma, 1972, pp. 307 sg).

2) J.M. Keynes, The General Theory of Employment, Interest, and Money, Macmillan, London 1936; trad. it. Occupazione, interesse e moneta. Teoria generale, Utet

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Lessico finanziario

Collega le definizioni alle parole elencate.

1) Quando una società o un ente chiede un prestito, si dice che emette una
2) Quando una società offre titoli e obbligazioni per finanziarsi, annuncia una
3) Le quote di capitale di una società si chiamano
4) A Milano sono il Mib, il Mib30, il Mibtel e altri indicatori per esprimere l'andamento del mercato:
5) Pubblicazione che ogni giorno indica l'andamento di tutti i titoli
6) Attività per massimizzare i guadagni con continui acquisti e vendite
7) L'andamento positivo della borsa si chiama
8) L'andamento negativo della borsa si chiama
9) La percentuale che si paga agli intermediari si chiama
10) I prodotti finanziari il cui valore deriva da quello di altri a cui si riferiscono si chiamano
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Burocratese ti odio!

Il burocratese è una delle piaghe della lingua italiana. E’ il linguaggio borbonico con cui si parla nell’amministrazione pubblica italiana. Sapresti riconoscere, in un italiano più chiaro, i seguenti termini?

Corresponsione
Oblazione
Emolumenti
Dare corso
Riscontro
In raccordo
Sottoscrivere
Apportare modifiche
Conferire
Istanza
Procedura selettiva
Afferente
all’atto