In Italia arrivarono probabilmente XIV e XV secolo a più riprese seguendo principalmente due direzioni a partire Balcani. Un gruppo arrivò Italia dal nord per via terra e un altro da sud via mare. Del gruppo proveniente dal nord sappiamo con certezza che arrivò Bologna il 18 luglio 1422 poiché l'evento è riportato in un'anonima cronaca bolognese contenuta "Rerum Italicarum Scriptores" pubblicata erudito Ludovico Antonio Muratori nel 1731. Questo gruppo era diretto a Roma visita dal papa Martino V, ma la mancanza documenti non dà modo di confermare se l'incontro sia avvenuto o meno. altro gruppo si sa poco o nulla ma si suppone che arrivò Italia diverso tempo prima per via mare. Secondo alcuni studiosi (Miklosich già nel 1874) i Rom dell'Italia centro-meridionale appartengono questo gruppo proveniente coste albanesi e greche. Questa ipotesi può trovare fondamento per alcuni gruppi Rom del meridione come i calabresi e forse i pugliesi che non presentano loro parlate termini tedeschi (sempre che non li abbiano dimenticati), ma non i Rom abruzzesi i quali hanno nella loro parlata questi termini [...].
I Rom dell'Italia centro-meridionale rappresentano, quindi, uno gruppi di più antico insediamento, se non il più antico. Essi arrivarono quando in Italia, sotto l'influsso dei dominatori stranieri, si stavano formando le grandi Signorie che esigevano l'incremento spirito nazionalistico e l'allontanamento elementi che potevano turbare l'unità del popolo e intaccare la purezza della "razza". Ben presto incanto, curiosità e meraviglia verso questo popolo che lavorava il ferro e il rame, prediceva il futuro, allevava e commerciava cavalli, subentrarono il timore, il disprezzo e il rifiuto da parte società circostante.
Dal 1493 (Ducato di Milano) seguendo l'esempio altri stati europei, cominciarono ad essere emanati editti e bandi contro la Popolazione Romanì, un popolo alla ricerca una patria a cui offrire i prodotti propri mestieri e i servizi delle sue comunità. Anche lo Stato Pontificio emanò editti contro la Popolazione Romanì. Nel 1570 il Papa Pio V, bisognoso rematori per la flotta preparazione della battaglia Lepanto contro i Turchi, attraverso Paolo Giordano Orsini fece rastrellare nell'Agro Romano tutti i Rom abili e li condannò galere. Le donne disperate, si precipitarono piangendo e urlando in città. San Filippo Neri fu commosso e, assieme tre cappuccini, protestò presso il Papa questa condanna cui non si era accertata nessuna colpa. Pio V si adirò fortemente intromissione. La politica fascista verso i Rom Italia fu, tuttavia, piuttosto tollerante specie verso i Rom antico insediamento che avevano cittadinanza italiana e regolare residenza. Ma ancora oggi tutti i gruppi rom vivono in condizioni emarginazione sociale e culturale, vittime stereotipi negativi e politiche assimilatrici.
I Rom tutte le persecuzioni subite durante il loro lungo viaggio verso occidente (dai Persiani, dai Bizantini, dai Turchi Ottomani, dagli Europei) hanno reagito atteggiamenti umili e apparentemente arrendevoli (vedasi la mendicità), ma che realtà celano una fortissima resistenza. È grazie questa intima forza che i Rom, oggi, continuano ad esistere.
(adattato da www.associazionethemromano.it)