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Riso

Il riso è una pianta che viene dall’Asia e in quelle zone è coltivata da circa 7000 anni e sarebbe arrivata in Grecia grazie ad Alessandro Magno. Quel che è certo è che tra i Romani e i Greci questo alimento non ha molto successo e così è per tutto il Medioevo.
In Italia viene introdotto nell’alimentazione dagli Arabi, in Sicilia, e da lì si diffonde verso il nord Italia dove viene molto apprezzato. Sappiamo che nel 1475 Gian Galeazzo Sforza, duca di Milano, regala un sacco di riso ai duchi di Ferrara dicendo che da quel sacco potevano ricavarne 12, con una buona coltivazione.

Quel che nasce nel nord Italia, però, non è semplicemente l’uso del riso come accompagnamento, così come avviene in molti paesi del mondo. In Italia nasce e si diffonde il risotto.
Cos’è il risotto? Il risotto è un primo piatto formato da un modo particolare di cucinare il riso.
Nel risotto il riso viene all’inizio tostato nella pentola con un po’ di grasso (olio o burro) e insaporito con un condimento. Successivamente viene aggiunto del brodo a piccole dosi per essere assorbito dai chicchi di riso. L’amido del riso, in questo modo, forma una gelatina e il risultato è un piatto cremoso.

Per il risotto sono nate, in Italia, anche delle qualità di riso particolari: il Vialone e il Carnaroli.
Oggi il riso è uno dei piatti principali della cucina italiana e l’Italia è il primo produttore europeo di riso.

Una considerazione a parte va fatta per l’arancino/arancina, che è una specialità tipica siciliana. In questo caso si tratta di una porzione di riso fatta a forma di pera, che viene impanata e fritta. Sarebbe nato già nel XII secolo, per essere facilmente trasportato.
Molto simile all’arancino è il supplì, di origine romana. In questo caso la polpetta di riso è sempre fatta con il ragù.

Vedi anche:

Comprensione del testo

  1. Da quale continente proviene originariamente il riso?
    a) Europa.
    b) Africa.
    c) Asia.
    d) America.
  2. Qual è il metodo di cottura utilizzato per preparare il risotto?
    a) Bollitura.
    b) Frittura.
    c) Tostatura e cottura a fuoco lento con brodo.
    d) Marinatura.
  3. Quale delle seguenti non è una qualità di riso particolare nata in Italia per preparare il risotto?
    a) Arborio.
    b) Carnaroli.
    c) Vialone.
    d) Basmati.

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Pizza

E’ il piatto simbolo dell’Italia: la pizza. Il nome è di origine incerta (compare per la prima volta nel X secolo), forse ha una comune radice con la greca “pita”, ma di certo è un piatto antico: nata come focaccia di pane con diversi ingredienti di complemento, è sempre stata un cibo per i poveri, a causa della sua estrema semplicità. Con l’introduzione del pomodoro, venuto dalle Americhe, è aumentata la sua popolarità, tanto da diventare il piatto più diffuso a Napoli fin dal XVI secolo. La pizza, nelle forme e nei gusti che conosciamo oggi, si è delineata nel XIX secolo. Secondo la tradizione, in occasione di un viaggio a Napoli della regina Margherita di Savoia, nel 1889, il pizzaiolo Raffaele Esposito ha inventato la “pizza Margherita”, con i tre colori della bandiera italiana: verde (basilico), bianco (mozzarella) e rosso (pomodoro). E’ questa la pizza più popolare e diffusa e da quel momento è nata una tradizione che ha visto numerose varianti (tra cui il calzone), con i contributi dei sapori e delle specialità di ogni parte d’Italia. La pizza napoletana è quella più famosa, con i bordi alti e morbidi, ma altre tradizioni italiane hanno prodotto tipologie diverse: pizza sottile e croccante, pizza al taglio, pizza alla pala. Gli ingredienti sono gli stessi, ma la forma e la modalità di cottura conferiscono un sapore diverso alle varie pizze. Inoltre, negli ultimi anni, per venire incontro alle esigenze e ai palati più diversi, molte pizzerie stanno sperimentando impasti con farine integrali, al kamut e così via.

La pizza non è un piatto dietetico, ma non è nemmeno un piatto pericoloso per la salute (in alcuni paesi è classificata come “junk food”, perché contiene conservanti, grassi e sostanze non salutari, come margarina, burro, uova, zuccheri ecc., che non sono presenti nella pizza italiana). L’importante è cucinarla con gli ingredienti della ricetta originale: acquafarinalievitosalsa di pomodoro (non precotto né condito), mozzarella e olio extravergine di oliva. Una pizza margherita standard apporta circa 800 calorie, con molti carboidrati (secondo la tradizione mediterranea) e per questo per gli italiani (che la mangiano in media una o due volte a settimana) è considerata un “piatto unico”: quando si mangia la pizza non si prende altro. Anche se la tentazione di mangiarne due è sempre forte.

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Comprensione del testo

  1. Quale ingrediente è stato introdotto nella pizza per aumentarne la popolarità?
    a) Formaggio.
    b) Basilico.
    c) Pomodoro.
    d) Mozzarella.
  2. Come è stata descritta la pizza nel testo dal punto di vista dietetico?
    a) Più sana rispetto ad altri cibi.
    b) Un piatto pericoloso per la salute.
    c) Un cibo per i poveri.
    d) Non è un piatto dietetico, ma non è nemmeno un piatto pericoloso per la salute.
  3. Quale regione italiana è famosa per la produzione della pizza con i bordi alti e morbidi?
    a) Sicilia.
    b) Lombardia.
    c) Puglia.
    d) Campania.

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Pasta

La storia della pasta è una storia affascinante. Sappiamo che in Magna Grecia (sud Italia) e in Etruria era già nota. In Magna Grecia era chiamata làganon (da cui viene la parola lasagna)e in Etruria di makaria (da cui viene la parola maccheroni).
In alcune tombe etrusche, a Cerveteri, si trovano disegnati gli strumenti per fare la pasta, come il mattarello o la spianatoia.
I Latini parlavano di laganum per definire un impasto di acqua e farina tagliato a piccole strisce. La parola latina pasta, che si userà in Italia dagli anni Mille, viene invece dal greco pattein, che vuol dire mescolareimpastare.
Lo scrittore romano Apicio parla già della pasta nel primo libro di cucina che sia stato scritto, il De re coquinaria.
Questa pasta, di cui parla, veniva cotta con il condimento direttamente nel forno.

Nel Medioevo, in Italia, abbiamo un primo grande cambiamento e nasce un nuovo metodo per cucinare la pasta, che è quello usato ancora oggi: la bollitura in acqua.
Nello stesso periodo nascono i formati della pasta forati, come le penne, rigatoni e bucatini nel centro-sud, e la pasta ripiena, come tortellini e ravioli, nel centro-nord.
Mentre nel nord Italia nasce e si sviluppa la pasta all’uovo, in Sicilia si applica il metodo dell’essiccazione che fa durare la pasta più a lungo per poterla commerciare con gli Arabi.
Insieme alla produzione della pasta nascono le botteghe e le organizzazioni dei pastai.

Nel 1450 troviamo il primo libro con istruzioni tecniche per la creazione dei vermicelli (spaghetti), scritto dal Maestro Martino, un cuoco celebre in tutta Europa.
Testimonianze scrivono che la pasta viene accompagnata già nel Medioevo con il formaggio grattugiato, come il parmigiano, specialmente in Emilia. Mentre nel ‘600 troviamo delle indicazioni per la migliore cottura: la pasta deve rimanere soda, quindi essere al dente, e non scotta, cioè troppo cotta.
L’ultimo importante sviluppo legato alla pasta è la diffusione dell’uso della forchetta, nato in Italia e diffuso in Europa.

Vedi anche:

Comprensione del testo

  1. Da quale lingua deriva il termine “lasagna”?
    a) Dal greco pattein.
    b) Dal latino laganum.
    c) Dall’etrusco makaria.
    d) Dal latino pasta.
  2. Qual è il metodo di cottura della pasta usato ancora oggi?
    a) Cottura in forno.
    b) Cottura a vapore.
    c) Bollitura in acqua.
    d) Cottura in padella.
  3. Chi è stato il cuoco famoso che scrisse il primo libro con istruzioni per la creazione dei vermicelli (spaghetti) nel 1450?
    a) Apicio.
    b) De re coquinaria.
    c) Maestro Martino.
    d) Martino da Tours.

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Cucina italiana

Si dice che la cucina sia lo specchio del paese e della cultura di questo paese. Niente di più vero se si pensa all’Italia. La cucina italiana si sviluppa nei secoli, fin dalle antichità romane, con influenze greche, arabe, bizantine e dal nuovo mondo.
Come per il paese, anche la cucina conosce tante e varie differenze regionali, pur mantenendo un linea comune, propria della dieta mediterranea.

La cucina italiana è una cucina semplice, spesso alcuni piatti richiedono meno di cinque ingredienti. Ma è anche una cucina equilibrata, che si affida alla qualità dei prodotti, più che alla quantità.

Le ricette più celebri, in Italia, sono state scritte dalle mamme e dalle nonne, non dai grandi chef, e questo rende la cucina italiana una cucina casalinga, facilmente riproducibile e riprodotta spesso anche all’estero, tanto da diventare la cucina più apprezzata al mondo.

Tanto è importante l’alimentazione che l’Italia ha organizzato un’Esposizione Universale (EXPO) proprio su questo tema a Milano, nel 2015.

I pasti

In Italia ci sono quattro tipi di pasti, ma non tutti hanno la stessa importanza.

Il primo pasto della giornata è la colazione, normalmente tra le 7 e le 10. La colazione italiana è esclusivamente dolce; in genere un caffè o un cappuccino, a volte con una spremuta, con biscotti, croissant o pane e marmellata.
E’ un pasto leggero, quindi in una giornata lavorativa viene seguito a metà mattina da uno spuntino, che può essere una merendina, dei biscotti o della frutta.

Il pranzo è uno dei due pasti principali, di solito tra le 12 e le 14. E’ in genere caldo ed è composto in teoria da quattro portate o piatti:

– Antipasti, un breve assaggio di formaggi o salumi per stimolare l’appetito
– Un primo piatto, a base di pasta, riso o minestra
– Un secondo piatto, o contorno, fatto di carne, pesce, uova o verdure
– Un dolce o della frutta
A questi piatti seguono di solito un caffè e un amaro, chiamato anche ammazzacaffè, perché diminuisce gli effetti della caffeina.
Un pasto così completo è consumato, ormai, solo di domenica e nei giorni festivi, mentre normalmente si mangia o un primo o un secondo piatto.

Il pomeriggio tra le quattro e le cinque, soprattutto per i bambini, c’è la merenda, un pasto leggero a base di dolce, pane e cioccolata o biscotti, con tè o latte.

Tra gli adulti, tra le sei e le sette, si è diffuso l’aperitivo, uno spuntino accompagnato da un cocktail dopo il lavoro e prima di cena.

La cena è l’altro pasto più importante della giornata e si svolge, normalmente, tra le sette e le nove. Lo schema è lo stesso del pranzo e anche in questo caso normalmente si mangia solo un primo o un secondo.

Gli orari cambiano molto in base al lavoro, ma, in genere, più si scende verso il sud e più si tende a mangiare più tardi.

Vedi anche:

Comprensione del testo

  1. Qual è uno dei motivi per cui la cucina italiana è considerata una cucina casalinga facilmente riproducibile?
    a) È stata sviluppata dai grandi chef internazionali.
    b) Ha molte influenze straniere.
    c) Le ricette più celebri sono state scritte dalle mamme e dalle nonne.
    d) Si basa principalmente su piatti complessi.
  2. Quanti tipi di pasti ci sono in Italia?
    a) Due tipi di pasti.
    b) Tre tipi di pasti.
    c) Quattro tipi di pasti.
    d) Cinque tipi di pasti.
  3. Qual è uno degli orari tipici per la colazione in Italia?
    a) Tra le 5 e le 7 del mattino.
    b) Tra le 7 e le 10 del mattino.
    c) Tra le 12 e le 14 del pomeriggio.
    d) Tra le 18 e le 20 della sera.

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Paparazzo

Il termine “paparazzo” ha le sue radici nel cinema italiano ed è diventato internazionalmente riconosciuto come riferimento a un tipo specifico di fotografo, in particolare quelli che si occupano della fotografia di celebrità.

Il termine è stato introdotto per la prima volta nel film di Federico Fellini del 1960, “La dolce vita”. Nel film, uno dei personaggi è un fotografo di nome Paparazzo. Il nome è stato inventato da Ennio Flaiano, che era uno scrittore, sceneggiatore e collaboratore di lunga data di Fellini. Si dice che Flaiano abbia tratto ispirazione da un personaggio di un romanzo del XIX secolo, in cui un albergatore di nome Coriolano Paparazzo si intrometteva continuamente negli affari degli altri.

I paparazzi sono fotografi che cercano di catturare immagini di celebrità in situazioni private. Questo può includere l’assalto a celebrità in aeroporti, ristoranti, sulla strada o durante eventi privati. Le foto vengono poi vendute a riviste di gossip, siti web di notizie o altre piattaforme che coprono le notizie delle celebrità.

La pratica del paparazzo ha sollevato numerose questioni etiche e legali, tra cui la privacy, il diritto all’immagine e l’assedio. Alcune celebrità hanno avuto alterchi fisici o legali con i paparazzi, e ci sono state chiamate per leggi più severe per regolare la pratica.

In molti paesi, l’attività dei paparazzi è vista come un conflitto tra il diritto alla libertà di espressione e il diritto alla privacy. In alcuni casi, i tribunali hanno deciso che le foto dei paparazzi violavano il diritto alla privacy delle celebrità.

Nonostante le controversie, il termine “paparazzo” e il ruolo che essi svolgono nel mondo del gossip e dell’intrattenimento sono ormai solidamente radicati nella cultura popolare globale.

Comprensione del testo

  1. Da quale film italiano deriva il termine “paparazzo” per indicare un tipo specifico di fotografo?
    a) “La dolce vita”
    b) “Roma”
    c) “Cinema Paradiso”
    d) “Amarcord”
  2. Cosa fanno i paparazzi nel mondo della fotografia?
    a) Fotografano paesaggi e monumenti
    b) Catturano immagini di celebrità in situazioni private
    c) Svolgono fotografia naturalistica
    d) Realizzano ritratti artistici
  3. Quali questioni etiche e legali solleva la pratica dei paparazzi?
    a) Protezione dell’ambiente
    b) Diritti dei lavoratori
    c) Privacy, diritto all’immagine e assedio
    d) Gestione finanziaria dei fotografi

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Moda e design

Quando si parla dell’Italia si parla indubbiamente spesso di moda e stile italiani. La moda italiana è conosciuta e riconosciuta in tutto il mondo ed ha un grande peso nell’economia del Paese. In Italia sono due le città dove i grandi nomi hanno le loro sedi e dove vengono organizzate sfilate: Roma e Milano. A Roma hanno sedi importanti case di moda di lusso e gioielli, come Bulgari, Fendi, Gattinoni, Renato Balestra, e Laura Biagiotti; le loro boutique si concentrano soprattutto a Via de’ Condotti. Ma è sicuramente Milano ad essere considerata la capitale della moda per l’importanza e il risalto che hanno i suoi numerosissimi eventi. A Milano hanno la loro sede le più importanti case di moda: Armani, Prada, Valentino, Versace, Ermenegildo Zegna, Trussardi, Dolce e Gabbana. Importante a Milano è la settimana della moda, organizzata due volte l’anno, che richiama stilisti, giornalisti e fashion blogger da tutto il mondo. Dagli anni Duemila è considerata la capitale mondiale della moda superando, oltre Roma, New York, Parigi e Londra.

Milano non è solo moda. Infatti la città meneghina è anche la capitale italiana del design perché è sede di studi e istituti di design rinomati a livello mondiale.

La moda e il design sono settori fondamentali per l’economia italiana. Secondo l’osservatorio Altagamma, l’industria del lusso italiana, che comprende la moda, il design e la gioielleria, ha generato nel 2022 un fatturato di 115 miliardi di euro, rappresentando circa il 5% del PIL italiano.

L’Italia è leader mondiale nella moda di lusso, con un mercato globale stimato intorno ai 281 miliardi di euro nel 2022, e una quota di mercato di circa il 41%. Roma e Milano svolgono un ruolo importante in questo contesto. Secondo un report della Camera Nazionale della Moda Italiana, Milano ha generato nel 2022 un indotto di circa 9 miliardi di euro legati alla settimana della moda.

Sulla scena della moda, la settimana della moda di Milano è uno degli eventi più importanti, richiamando oltre 25.000 visitatori, compresi giornalisti, blogger e buyer. Secondo un report del 2022, gli eventi correlati alla settimana della moda generano un fatturato di circa 60 milioni di euro per la città di Milano, con un indotto totale stimato in circa 200 milioni di euro, considerando anche i settori dell’ospitalità, della ristorazione e del turismo.

Anche il settore del design è un motore importante per l’economia italiana. Secondo l’osservatorio dell’ADI (Associazione per il Disegno Industriale), nel 2022 l’industria del design in Italia ha generato un fatturato di 38 miliardi di euro, con una crescita del 3% rispetto all’anno precedente. Milano è considerata la capitale mondiale del design, con eventi come il Salone del Mobile che attira ogni anno oltre 300.000 visitatori da tutto il mondo.

Infine, è importante sottolineare come l’industria della moda e del design in Italia sia strettamente legata all’esportazione. Secondo Istat, nel 2022 l’85% del fatturato del settore moda e il 72% del fatturato del settore design sono stati generati da vendite all’estero. Questo sottolinea l’importanza dell’immagine e del brand “Made in Italy” nel mondo.

Vedi anche:

Comprensione del testo

  1. Quali sono le due città italiane considerate capitali della moda?
    a) Napoli e Firenze
    b) Roma e Milano
    c) Venezia e Torino
    d) Bologna e Palermo
  2. Quale industria italiana ha generato nel 2022 un fatturato di 115 miliardi di euro?
    a) Settore automobilistico
    b) Industria alimentare
    c) Industria del lusso
    d) Settore tecnologico
  3. Quale città italiana è considerata la capitale mondiale del design?
    a) Firenze
    b) Milano
    c) Roma
    d) Venezia

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Mafia

La mafia è un’organizzazione criminale molto particolare: non si limita infatti a compiere atti illegali, ma punta alla gestione del potere e al controllo del territorio e della società, contando su legami di sangue (infatti si parla di “famiglie mafiose” anche perché molti mafiosi sono imparentati tra loro). Per questo è molto difficile combatterla, perché dietro la mafia c’è una mentalità che cambia e peggiora la società. In molte zone dove la mafia ha potere, ci sono complicità di tanti cittadini che, pur non compiendo niente di illegale, nei fatti difendono o approvano con i comportamenti le azioni criminali della mafia (omertà = il silenzio di chi non denuncia i criminali). La lotta alla mafia è fatta perciò di azioni di polizia, ma anche di educazione dei giovani, a cui bisogna offrire modelli e valori diversi da quelli offerti dai mafiosi, lavoro per le zone più povere, in modo che nessuno debba più rivolgersi al mafioso del luogo per lavorare, e presenza dello Stato.

In Italia ci sono diversi tipi di mafia, secondo la provenienza regionale.

In Sicilia la mafia locale si chiama Cosa Nostra, molto presente anche negli Stati Uniti. Ha avuto un grande potere soprattutto nel passato, ma negli anni più recenti lo Stato ha registrato alcuni successi che fanno sperare in un ridimensionamento, soprattutto dopo le grandi stragi di mafia del 1992 e del 1993. Si è vista anche una grande reazione della società siciliana, dove sono sempre di più i cittadini che si oppongono al potere mafioso. Cosa Nostra gestisce circa 13 miliardi di euro l’anno.

In Calabria c’è la ‘ndrangheta, mafia che è diventata molto ricca e potente con i sequestri di persona e che ha investito poi queste ricchezze nel traffico della droga. Oggi la ‘ndrangheta è la più potente organizzazione internazionale del traffico della cocaina, e si è insediata anche fuori della Calabria. Le ‘ndrine (famiglie mafiose) sono presenti ormai anche nel Nord Italia, dove controllano alcuni settori dell’economia (come l’edilizia), e in altre parti del mondo. La ‘ndrangheta ha un giro di affari di oltre 44 miliardi di euro, il 2,9% del Pil italiano.

La camorra è la mafia che soffoca Napoli e la Campania, ma che si è estesa anche in altre zone d’Italia. Le attività camorristiche sono legate al traffico della droga, al riciclaggio del denaro sporco, al traffico d’armi. Il giro di affati della camorra è di circa 12 miliardi di euro.

In Puglia c’è la Sacra Corona Unita, organizzazione che negli ultimi anni è stata molto indebolita. Si ritiene che guadagni circa 2 miliardi di euro l’anno.

Comprensione del testo

  1. Cosa rende la mafia un’organizzazione criminale particolare?
    a) Compiere solo atti illegali
    b) Controllare il territorio e la società
    c) Essere presente solo in Italia
    d) Non avere legami familiari tra i membri
  2. Quale mafia è presente principalmente in Sicilia?
    a) Cosa Nostra
    b) ‘Ndrangheta
    c) Camorra
    d) Sacra Corona Unita
  3. Quale mafia è diventata molto ricca grazie ai sequestri di persona e al traffico della droga?
    a) Cosa Nostra
    b) ‘Ndrangheta
    c) Camorra
    d) Sacra Corona Unita

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Lira

Nell’VIII secolo, nel grande impero di Carlo Magno, la moneta valeva davvero poco: c’era una grave crisi e per pagare bisognava usare quantità enormi di denari. Si è deciso allora, con una grande riforma monetaria, di coniare 240 denari da ogni libbra d’argento (434 grammi), l’unità di misura del peso dell’epoca. Col tempo, “libbra/libra” è diventata “lira” e ha cominciato a non rappresentare più il peso, ma un conto numerico. Presto molti stati italiani hanno adottato monete che si chiamavano “lira”: Venezia, Genova, Milano… La lira ha così accompagnato gli italiani per molti secoli prima ancora della nascita dell’Italia unita. Dopo una lunga vita tra le monete europee, la lira italiana ha lasciato il posto all’euro nel 2002.

Il simbolo della lira italiana era ₤.

Le ultime monete prima dell’euro erano queste:

Moneta da 50 lire – A sinistra appare la personificazione dell’Italia, a destra, invece, vediamo il dio Vulcano nudo e di spalle.

Moneta da 100 lire – A sinistra appare la dea Minerva con l’ulivo, mentre a destra, invece, vediamo la personificazione dell’Italia laureata.

Moneta da 200 lire – A sinistra appare l’indicazione del valore al centro di una ruota dentata, a destra, invece, vediamo la personificazione dell’Italia.

Moneta da 500 lire – A sinistra appare la personificazione dell’Italia con le ali sulle tempie come simbolo di libertà e intelligenza, a destra, invece, vediamo il palazzo del Quirinale, sede del Presidente della Repubblica.

Moneta da 1000 lire – A sinistra appare l’Europa attraverso uno squarcio, mentre a destra,  invece, vediamo l’Italia turrita.

Alcune monete da 100 lire, gran parte di quelle da 500 lire e la faccia nazionale della moneta da un euro sono disegnate dalla prima donna che abbia inciso su una moneta, Laura Cretara.

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Lingua di Menelik

Tutti (o quasi) avranno avuto almeno una volta tra le mani la lingua di menelik, o menelicche. Che cos’è? È un giocattolo formato da un tubo di carta con all’interno un filo metallico: quando si soffia nel tubo questo si allunga di scatto e assomiglia ad una lingua.

Perché lingua di Menelik? C’è da sapere che il nome è legato a Menelik II, imperatore dell’Etiopia. Questo sovrano con la sua abilità diplomatica è riuscito ad ottenere l’aiuto italiano per prendere il potere. Subito dopo la sua ascesa, nel 1889, firma un accordo con l’Italia in due lingue: in italiano e in amarico.
Solo che gli accordi non sono esattamente uguali. Nella versione italiana si dice che l’Etiopia riconosce l’Italia come paese protettore mentre nella versione in amarico si parla dell’Italia solo come rappresentate diplomatico.

Per questa accusa di avere una lingua in grado di cambiare completamente forma, in epoca coloniale viene dato il suo nome a questo giocattolo che ancora oggi si chiama così.

Comprensione del testo

  1. Cosa rappresenta la “lingua di Menelik”?
    a) Un giocattolo formato da un tubo di carta con all’interno un filo metallico
    b) Un piatto tradizionale etiope
    c) Una lingua parlata nell’antica Etiopia
    d) Un rito cerimoniale dell’imperatore Menelik II
  2. Chi era Menelik II?
    a) Un famoso scrittore italiano
    b) Un sovrano dell’Impero Romano
    c) L’imperatore dell’Etiopia
    d) Un noto compositore di musica classica
  3. Perché il giocattolo “lingua di Menelik” è stato chiamato così durante l’epoca coloniale?
    a) Perché era molto popolare tra i bambini etiopi
    b) Perché il giocattolo veniva esportato in Italia
    c) Perché l’Etiopia era una colonia italiana
    d) Perché si credeva che la lingua di Menelik II potesse cambiare forma

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Jeans

Non molti sanno che i blue jeans sono legati all’Italia, come dimostra il nome. Blue jeans infatti è la storpiatura in inglese dell’espressione “Blu di Genova” con cui veniva indicato il particolare tessuto che veniva utilizzato per coprire le merci sulle navi. In seguito questo tessuto è stato indossato dagli stessi marinai perché resistente alle intemperie.
Il termine in lingua inglese è attestato fin dal 1567. Va aggiunto che questo tessuto veniva fabbricato nella città francese di Nimes, da qui il nome Denim, anch’esso famoso.
Lo stesso Giuseppe Garibaldi indossava un paio di “genovesi” nel momento del suo sbarco a Marsala con i Mille e oggi questi pantaloni sono conservati nel museo del Risorgimento a Roma.
La grande diffusione e il successo dei jeans è dovuto però agli statunitensi. Infatti è stato Levi Strauss a creare dei jeans denim con cinque tasche e venderli soprattutto ai cercatori d’oro. E se all’inizio il jeans è per lo più un abito da lavoro, dopo la Seconda Guerra Mondiale, grazie al cinema e al rock’n’roll, l’indumento diventa il simbolo della ribellione giovanile fino a diventare oggetto di interesse per le stesse maison della moda.

Comprensione del testo

  1. Qual è l’origine del termine “blue jeans”?
    a) Deriva dall’espressione inglese “Blue Genova”
    b) Proviene dal francese “Blu di Nimes”
    c) Viene da un termine inglese per indicare il colore blu
    d) È una storpiatura dell’espressione “Genova Blu”
  2. Dove veniva fabbricato il tessuto “Denim” utilizzato per i blue jeans?
    a) A Genova, Italia
    b) A Marsala, Italia
    c) A Nimes, Francia
    d) A Roma, Italia
  3. Chi ha creato i jeans denim con cinque tasche e li ha venduti ai cercatori d’oro?
    a) Giuseppe Garibaldi
    b) Marinai italiani
    c) Levi Strauss
    d) I marinai francesi

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