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Giorni della merla

Secondo la tradizione, i “giorni della merla” (29, 30 e 31 gennaio) sarebbero i tre giorni più freddi dell’anno. Inoltre, se in questi giorni viene rispettata la tradizione che li vuole molto freddi, allora la primavera sarà bella. Ma se i “giorni della merla” sono caldi, la primavera arriverà in ritardo.

Il nome deriva da una leggenda, secondo cui una merla, uccello che un tempo aveva le piume bianche come la neve, per proteggersi dal freddo portò i suoi piccoli dentro un comignolo, da cui sarebbe uscita tre giorni dopo con un manto di color nero, a causa della fuliggine. Da allora i merli hanno le piume nere.

Comprensione del testo

  1. Quali sono i “giorni della merla” secondo la tradizione?
    a) 1, 2 e 3 gennaio
    b) 29, 30 e 31 gennaio
    c) 15, 16 e 17 gennaio
    d) 10, 11 e 12 gennaio
  2. Cosa dice la tradizione riguardo ai “giorni della merla” e la primavera?
    a) Se i giorni sono caldi, la primavera sarà bella
    b) Se i giorni sono caldi, la primavera arriverà in ritardo
    c) I giorni della merla non hanno alcuna influenza sulla primavera
    d) I giorni della merla sono i più caldi dell’anno
  3. Come è cambiato il colore delle piume della merla secondo la leggenda?
    a) Da bianche a nere
    b) Da nere a bianche
    c) Da grigie a nere
    d) Da bianche a blu

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Fiera degli Oh bej! Oh bej!

La Fiera degli Oh bej! Oh bej! è la tradizionale fiera natalizia milanese. Si tiene nei giorni intorno alla celebrazione di S. Ambrogio (7 dicembre), patrono della città, ed è molto frequentata da milanesi e da turisti, in cerca di dolciumi, oggetti d’antiquariato e d’artigianato, giocattoli.
Il suo nome è un’espressione di gioia dialettale dei bambini che, nel 1510, intorno alla festività di S. Ambrogio, accolsero nella città Giannetto Castiglioni, inviato di Papa Pio IV. Egli, per ingraziarsi la città che in quel periodo era piuttosto fredda nei confronti del Papa (ma accesamente devota al suo santo patrono), decise di entrare a Milano portando con sé dolci e regali per i bambini, le cui grida “Oh bej! Oh bej!” (“oh belli, oh belli”) rimasero così impresse da dare il nome alla ricorrenza annuale. Tra i prodotti che fin da subito si cominciarono a vendere alla fiera, ci sono i ‘firon’, caldarroste infilate in lunghi fili, il castagnaccio, la mostarda, le bambole di pezza, vestiti.
All’inizio la manifestazione si svolgeva in Piazza Mercanti, accanto a Piazza Duomo, nel 1886 è stata spostata intorno alla Basilica di S. Ambrogio. Nel 2006, a causa dell’eccessiva quantità di persone che la frequentano, la Fiera degli Oh bej! Oh bej! è stata trasferita intorno al Castello Sforzesco.

Comprensione del testo

  1. Quando si tiene la Fiera degli Oh bej! Oh bej! a Milano?
    a) Il 25 dicembre
    b) Il 7 dicembre
    c) Il 1° gennaio
    d) Il 15 dicembre
  2. Qual è l’origine del nome “Oh bej! Oh bej!” della fiera?
    a) Deriva dal nome del patrono della città
    b) È una traduzione del nome dell’inviato del Papa
    c) È un’espressione dialettale dei bambini
    d) È un termine antico per “fiera natalizia”
  3. Dove si svolgeva la fiera inizialmente prima del 1886?
    a) Intorno alla Basilica di S. Ambrogio
    b) In Piazza Duomo
    c) In Piazza Mercanti
    d) Intorno al Castello Sforzesco

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Festival di Sanremo

Dopo la seconda guerra mondiale, l’Italia cerca di trovare una sua normalità. La lingua italiana resta ancora una lingua di poche persone, perché, anche se è passato quasi un secolo dall’unificazione, la maggior parte degli italiani parla dialetto.

In questo scenario, con la città di Sanremo ancora in ricostruzione, il direttore del Casinò di Sanremo, Pier Bussetti, e Giulio Razzi della Rai, decidono di creare un Festival della Canzone italiana: è il 1951.
Il Festival viene trasmesso per radio, per poi diventare dal 1955 un fenomeno televisivo. Dal 1976 si trasferisce dal Teatro del Casinò al Teatro Ariston, dove si celebra ancora oggi.

Nel corso degli anni, il Festival di Sanremo ha visto la partecipazione di un gran numero di cantanti: più di 1.500 esibizioni da parte di artisti, con più di 600 canzoni presentate in competizione. Molti cantanti famosi come Domenico Modugno, Lucio Dalla, Laura Pausini e Eros Ramazzotti hanno partecipato al festival all’inizio della loro carriera e il festival ha dato loro una significativa esposizione nazionale.

Negli anni ’50 e ’60, il Festival era visto da circa il 70-80% della popolazione televisiva italiana, una cifra impressionante. Con l’avvento di altri mezzi di intrattenimento e la diversificazione della musica popolare, la quota di ascolto è diminuita, ma rimane un evento importante nel calendario culturale italiano. Nel 2020, per esempio, la finale del Festival è stata vista da una media di 11,4 milioni di spettatori, con un picco di 14,8 milioni di spettatori.

In termini di generi musicali, il Festival di Sanremo ha rappresentato un ampio spettro della musica italiana, dal pop al rock, dalla musica leggera all’opera popolare. Questa diversità ha contribuito a far conoscere la varietà della musica italiana al pubblico nazionale e internazionale.

Il festival è anche un importante evento per l’industria musicale italiana. Molte case discografiche utilizzano il Festival come piattaforma di lancio per nuovi artisti e canzoni. Le vendite di album e singoli spesso aumentano notevolmente dopo la partecipazione al festival. Un esempio è il brano “Non mi avete fatto niente” di Ermal Meta e Fabrizio Moro, che dopo aver vinto il Festival nel 2018 ha venduto più di 50.000 copie, diventando un successo commerciale.

Comprensione del testo

  1. Quando è iniziato il Festival della Canzone italiana a Sanremo?
    a) Nel 1951
    b) Nel 1976
    c) Nel 1955
    d) Nel 2020
  2. Qual è la principale sede del Festival di Sanremo dal 1976 fino ad oggi?
    a) Teatro del Casinò
    b) Teatro Ariston
    c) Rai
    d) Teatro Comunale di Sanremo
  3. Come è cambiata l’audience televisiva del Festival di Sanremo nel corso degli anni?
    a) È aumentata costantemente
    b) È rimasta stabile
    c) È diminuita
    d) Non ci sono dati disponibili nel testo

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Estate di San Martino

Secondo la tradizione, i giorni di novembre in cui, nonostante l’autunno inoltrato, il clima diventa più mite si chiamano “estate di San Martino”.
Martino da Tours è nato in Pannonia (oggi Ungheria), nel IV secolo e si è poi trasferito da ragazzo a Pavia. Ha intrapreso la carriera militare e per questo è stato inviato in Gallia. Qui è avvenuto un episodio che lo ha trasformato: incontrato un mendicante infreddolito, Martino ha tagliato metà del suo mantello e gliel’ha donato. Quella notte gli è apparso Gesù in sogno: infatti Cristo, in un celebre discorso raccontato da Matteo (25, 31-46), ricorda che è dovere di tutti i cristiani aiutare chi è povero e in difficoltà, perché chi veste un povero veste Gesù stesso. Dopo questo episodio, Martino ha chiesto il battesimo e ha iniziato a condurre vita da monaco, diventando presto anche vescovo di Tours.
La tradizione popolare dice che, quando Martino ha regalato il mantello, il cielo si è schiarito ed è tornato il sole. Da qui nasce l’espressione “estate di San Martino”.

Comprensione del testo

  1. Chi è San Martino da Tours?
    a) Un soldato dell’antica Roma
    b) Un mendicante infreddolito
    c) Un monaco e vescovo
    d) Un re di Francia
  2. Cosa ha fatto San Martino da Tours che è legato all’espressione “estate di San Martino”?
    a) Ha tagliato metà del suo mantello per aiutare un mendicante
    b) Ha avuto un sogno in cui appariva Gesù
    c) È nato in Ungheria nel IV secolo
    d) Ha intrapreso la carriera militare
  3. Perché, secondo la credenza popolare, il clima diventa più mite nei giorni di novembre chiamati “estate di San Martino”?
    a) A causa dell’arrivo dell’autunno
    b) A causa della tradizione popolare
    c) Perché San Martino ha regalato il suo mantello
    d) Perché il cielo si è schiarito dopo l’episodio con il mendicante

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Esodo e controesodo

Il termine “esodo”, nella sua accezione più ampia, si riferisce a un movimento migratorio di grandi proporzioni. Questa parola ha origini bibliche e si riferisce all’episodio in cui il popolo ebraico, guidato da Mosè, lasciò l’Egitto per fuggire dalla schiavitù. Nel linguaggio giornalistico contemporaneo l’espressione “esodo” viene spesso utilizzata per descrivere le partenze di massa durante periodi festivi o vacanzieri, come l’esodo estivo o l’esodo pasquale.

Il termine “controesodo”, invece, indica il movimento inverso, ovvero il ritorno dei vacanzieri ai loro luoghi di residenza dopo le vacanze. Questo termine solitamente descrive la fine del periodo di vacanza, quando un gran numero di persone rientra, spesso contemporaneamente, nelle città.

Per evitare di rimanere imbottigliati, bloccati, nel traffico, molti italiani ricorrono alle cosiddette “partenze intelligenti”. questo è un concetto che si riferisce alla pianificazione strategica delle partenze per evitare il traffico o le congestioni tipiche degli esodi di massa. Una partenza intelligente può implicare, per esempio, evitare le ore di punta, scegliere percorsi alternativi meno trafficati, o addirittura partire in giorni diversi rispetto alla maggior parte delle persone. L’obiettivo di una partenza intelligente è rendere il viaggio più piacevole e meno stressante, riducendo il tempo trascorso in coda nel traffico. Inoltre, partenze intelligenti possono contribuire a ridurre l’impatto ambientale dei viaggi, dato che i veicoli che restano fermi nel traffico consumano più carburante e producono più emissioni rispetto a quando sono in movimento.

Recentemente, inoltre, i giornalisti hanno cominciato a utilizzare la parola “esodato”. Tale termine, tuttavia, ha un significato specifico nel contesto socio-economico. È stato utilizzato in Italia per indicare coloro che si trovano in una situazione di precarietà a causa di cambiamenti nelle leggi sulle pensioni. Queste persone hanno lasciato il mondo del lavoro, spesso per raggiungimento dell’età pensionabile o a causa di ristrutturazioni aziendali, ma a causa di modifiche legislative, si trovano in una sorta di limbo, in quanto non possono ancora percepire la pensione.

Comprensione del testo

  1. Qual è il significato originario del termine “esodo”?
    a) Si riferisce a un movimento migratorio di grandi proporzioni
    b) Indica il ritorno dei vacanzieri dopo le vacanze
    c) Descrive le partenze di massa durante periodi festivi
    d) Indica una situazione di precarietà socio-economica
  2. Cosa indica il termine “controesodo”?
    a) Il movimento migratorio di grandi proporzioni
    b) Il ritorno dei vacanzieri ai loro luoghi di residenza dopo le vacanze
    c) Le partenze di massa durante periodi festivi
    d) Una situazione di precarietà a causa di cambiamenti nelle leggi sulle pensioni
  3. Cosa si intende per “partenze intelligenti”?
    a) Le partenze di massa durante periodi festivi
    b) Il movimento inverso dei vacanzieri dopo le vacanze
    c) La pianificazione strategica delle partenze per evitare il traffico
    d) Una situazione di precarietà a causa di cambiamenti nelle leggi sulle pensioni

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Dieta mediterranea

Nel paesaggio mondiale della nutrizione, la Dieta Mediterranea emerge come un faro di salubrità e gusto. Originaria dei paesi che circondano il Mar Mediterraneo, questa dieta è stata riconosciuta come una delle più sane esistenti, un titolo che si è guadagnata grazie agli studi del ricercatore americano Ancel Keys.

L’Italia, con la sua estesa linea costiera sul Mar Mediterraneo, è da sempre stato un fiero bastione di questa dieta. Il modello alimentare italiano, che si riflette in gran parte nella dieta mediterranea, ha contribuito a far sì che il paese goda di una bassa percentuale di obesità, di una grande speranza di vita e di una percentuale minore di disturbi cardiovascolari. Tutto questo conferma il legame tra la qualità dell’alimentazione e la salute.

La Dieta Mediterranea non è solo un modello nutrizionale, è uno stile di vita che incorpora l’attività fisica regolare, il consumo moderato di vino e l’importanza delle interazioni sociali durante i pasti. È un equilibrio di ingredienti freschi, locali e di stagione, complementari tra loro per creare piatti nutritivi e gustosi.

Per avere un quadro più preciso di cosa consista la dieta mediterranea, possiamo immaginarla come una piramide. Alla base, troviamo gli alimenti che dovrebbero essere consumati quotidianamente in quantità maggiore: frutta, verdura, cereali integrali, olio d’oliva e noci. Questi alimenti forniscono un’abbondanza di fibre, proteine vegetali, vitamine e grassi monoinsaturi.

Salendo la piramide, incontriamo i prodotti da consumarsi in quantità moderate, come il pesce, le uova e i latticini come yogurt e formaggio. Questi cibi offrono proteine di alta qualità, Omega-3 e calcio.

Infine, in cima alla piramide, ci sono gli alimenti da consumare più raramente, come carni rosse, dolci e cibi ad alto contenuto di zucchero. Anche se questi alimenti possono essere deliziosi, il loro consumo eccessivo può portare a problemi di salute se non equilibrato da una dieta complessivamente sana.

Comprensione del testo

  1. La Dieta Mediterranea è stata riconosciuta come una delle diete più sane grazie agli studi condotti da quale ricercatore americano?
    a) Giuseppe Verdi
    b) Ancel Keys
    c) Leonardo da Vinci
    d) Marco Polo
  2. Quali elementi fanno parte dello stile di vita della Dieta Mediterranea, oltre al modello nutrizionale?
    a) Attività fisica regolare, consumo moderato di vino e interazioni sociali durante i pasti
    b) Consumo esclusivo di cibi locali e di stagione
    c) Eliminazione totale delle carni rosse
    d) Dieta vegana
  3. Cosa troviamo alla base della piramide della Dieta Mediterranea?
    a) Carne rossa, dolci e cibi ad alto contenuto di zucchero
    b) Frutta, verdura, cereali integrali, olio d’oliva e noci
    c) Pesce, uova e latticini
    d) Bevande gassate e alcolici

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Le maschere italiane

La maschera ha sempre caratterizzato il costume degli attori. Molte volte è stata usata per mettere in risalto la personalità di un personaggio in scena.
Con la commedia dell’arte, in Italia hanno avuto molto successo alcune maschere che esprimevano le virtù e i difetti delle persone, fino ad essere dei veri e propri rappresentanti, a volte, dell’immagine di alcune città italiane.
Ecco alcune delle maschere più famose in Italia:

Arlecchino: è intelligente, fa scherzi a tutti, ha sempre fame. E’ il servo semplice e sincero. La sua città è Bergamo.

Balanzone: sa tutto e parla di tutto. Quando parla è molto pesante, usa molte frasi in latino e la filosofia per fare discorsi senza logica. E’ l’immagine del laureato pedante. Per questo è la maschera che è legata a Bologna, che si considerava la capitale della cultura.

Capitan Spaventa: viene da Genova. E’ un soldato sognatore, colto e giusto.

Gianduia: è, ovviamente, la maschera di Torino e da lui arriva il nome del cioccolato gianduiotto. E’ un cavaliere, ha coraggio, adora mangiare bene e il buon vino. Del vino conosce tutto. E’ anche intelligente e furbo.

Meneghino: è la maschera di Milano. E’ la immagine del servo rozzo però onesto, che vuole rimanere libero. Non abbandona il suo popolo quando deve lottare ed è sempre disposto a criticare gli aristocratici.

Pantalone: è un vecchio e ricco commerciante di Venezia. E’ molto taccagno.

Colombina: anche lei è di Venezia ed è la fidanzata di Arlecchino, anche se lui vuole evitare il matrimonio. E’ una serva intelligente e maliziosa. Bravissima a risolvere i danni che provoca Arlecchino.

Pierrot: il suo nome è il francesismo della maschera Pedrolino. E’ la immagine del servo pigro anche se intelligente. Critica i padroni e a volte fa il contrario di quello che chiedono, quando crede che sbaglino. E? anche l’immagine dell’uomo innamorato e malinconico. E’ molto pallido e sul suo viso c’è sempre una lacrima.

Pulcinella: è la maschera di Napoli. E’ anche l’immagine del napoletano: anche se ha molti problemi ha sempre un sorriso. E’ anche il servo povero che dice la verità ai padroni, però ridendo, cosicché non si capisca la gravità di quel che dice. Ha la gobba e il naso grande.

Rugantino: è quello che dice che è meglio perdere un amico che una buona risposta. E’ un uomo buono, molto furbo però a volte pigro. Rappresenta la Roma popolare, piena di sentimenti di solidarietà e giustizia.

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Opera lirica

L’opera lirica è una gemma preziosa del patrimonio culturale italiano, che ha raggiunto fama mondiale sin dal suo sorgere nel tardo Rinascimento. È in Italia, infatti, che questa forma di arte ha preso vita nel 1597, con la rappresentazione di “Dafne” di Jacopo Peri, considerata la prima opera lirica della storia.

I grandi maestri italiani come Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini e Giacchino Rossini, hanno modellato la storia dell’opera lirica, creando opere immortali che hanno varcato i confini nazionali. Basti pensare a Verdi che, nel 1853, ha presentato “La Traviata” a Venezia, divenuta una delle opere più amate del repertorio lirico.

L’Italia può vantare anche un ricco patrimonio di cantanti lirici di fama mondiale. Luciano Pavarotti, Enrico Caruso, Renata Tebaldi hanno reso l’opera popolare e accessibile, mentre Maria Callas, con la sua interpretazione intensa e appassionata, ha innalzato l’opera lirica a nuove vette.

Le sale di teatro italiane sono altrettanto emblematiche. Dal 1792, anno di apertura della Scala di Milano, i palcoscenici italiani come il Teatro dell’Opera di Roma, La Fenice di Venezia, e l’Arena di Verona sono diventati i templi dell’opera lirica, attirando artisti e spettatori da tutto il mondo.

E non possiamo dimenticare l’immenso contributo dei direttori d’orchestra italiani. Figure come Arturo Toscanini, che dal 1926 ha diretto la New York Philharmonic Orchestra, e Riccardo Muti hanno diffuso la tradizione dell’opera lirica in tutto il mondo.

L’influenza italiana nell’opera lirica si riflette anche nel linguaggio stesso. Parole come “soprano”, “tenore”, “libretto” e “maestro” sono diventate parte del lessico di chiunque studi canto e musica classica.

L’opera lirica italiana continua a essere una forza viva e vibrante nell’arte della musica, con le sue opere che sono le più rappresentate e ammirate in tutto il mondo. In definitiva, l’opera lirica è un tesoro inestimabile dell’Italia, un regalo che continua a dare e a influenzare la cultura mondiale.

Lessico:

Vedi anche:

Comprensione del testo

  1. Quando è nata la prima opera lirica della storia?
    a) Nel Rinascimento italiano
    b) Nel 1597 con “Dafne” di Jacopo Peri
    c) Nel 1853 con “La Traviata” di Giuseppe Verdi
    d) Nel tardo Rinascimento
  2. Quali famosi compositori italiani hanno modellato la storia dell’opera lirica?
    a) Ludwig van Beethoven e Wolfgang Amadeus Mozart
    b) Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini e Giacchino Rossini
    c) Johann Sebastian Bach e Franz Schubert
    d) Igor Stravinsky e Claude Debussy
  3. Quali famosi direttori d’orchestra italiani hanno diffuso la tradizione dell’opera lirica in tutto il mondo?
    a) Arturo Toscanini e Riccardo Muti
    b) Leonard Bernstein e Herbert von Karajan
    c) Gustav Mahler e Dmitri Shostakovich
    d) Antonio Vivaldi e George Frideric Handel

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Teatro

Teatro è una parola che viene dal greco théatron, che vuol dire spettacolo. Questa parola deriva dal verbo théaomai, cioè vedere.
Il teatro nasce in Grecia come una rappresentazione in cui si vede qualcosa e questo qualcosa è una storia.
Abbiamo per questo delle persone che raccontano una storia e agiscono, gli attori, e persone che guardano, gli spettatori o il pubblico.
Con l’arrivo del cinema è diventato necessario definire il teatro in modo ancora più preciso. Quindi oggi possiamo dire che il teatro è una rappresentazione fatta dal vivo da alcuni attori per un pubblico.
Come definizione sembra molto semplice, in realtà è un’arte molto complessa.

Il teatro ha bisogno di spazio: per la rappresentazione e per il pubblico. Si serve di strutture particolari che aiutino ad ambientare e a raccontare l’azione (la scenografia) e ha bisogno di un’architettura che permetta a tutti si sentire (l’acustica). Questa storia poi vive uno spazio proprio, fatto di paesi lontani o di luoghi conosciuti, visti in modo diverso, e in questo viaggio-gioco del pensiero lo spettatore non deve essere smarrito.

Il teatro ha bisogno di tempo e di tempi. La rappresentazione avviene in un determinato tempo e dura un tempo determinato, deve conciliare il tempo necessario a raccontare la storia e quello a disposizione del pubblico e degli attori. E la storia poi ha un tempo proprio, perché spesso racconta vari giorni e anni in pochi minuti. Quindi, ancora una volta, lo spettatore non deve esserne disorientato ma guidato.

Il teatro ha bisogno di strumenti: costumi, effetti speciali, strumenti musicali, luci e tende, che aiutano a definire i personaggi, lo spazio e il tempo. Quindi servono tecnici preparati e abili.

Il teatro ha bisogno di idee: nuove storie o forme originale di raccontare storie tradizionali. Quindi di scrittori, registi e compositori.

Il teatro ha bisogno soprattutto di persone. Un attore di teatro deve avere eccellenti capacità espressive, voce, dizione, mimica, movimento, presenza scenica; deve ricordare la sua parte e interpretarla nel contesto, dare emozione e non dimenticare la chiarezza.
Nell’opera lirica sono necessarie, in aggiunta, la tecnica del bel canto, il talento musicale e quello della danza.

Il teatro ha bisogno di coordinazione perché ogni parte deve essere legata e funzionare con le altre per evitare il fallimento. Quindi servono direttori d’orchestra e direttori di scena.

Quando tutto si lega con successo, invece, si ha anche l’incontro con il pubblico, che è formato da spettatori preparati in grado di godere di quest’arte.

Ecco perché il teatro è stato visto come la più perfetta forma d’arte, quella che meglio si presta a rappresentare la vita.

L’Italia è da sempre legata al teatro e il teatro all’Italia. Dall’arrivo di quest’arte dalla Grecia, nei vari secoli il teatro ha visto nascere ed avere successo diversi generi e stili, scrittori e compositori. Molte vicende e situazioni sono rimaste nell’immaginario collettivo e alcuni modi di dire fanno oggi parte della cultura popolare.

Lessico:

Leggi anche:

Comprensione del testo

  1. Da quale lingua deriva la parola “teatro”?
    a) Italiano
    b) Francese
    c) Greco
    d) Spagnolo
  2. Cosa significa la parola “teatro” in greco?
    a) Arte
    b) Musica
    c) Spettacolo
    d) Scrittura
  3. Come definiamo oggi il teatro?
    a) Un’arte semplice
    b) Una rappresentazione fatta solo da attori
    c) Una rappresentazione dal vivo fatta da attori per un pubblico
    d) Un’arte complicata senza spettatori

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Coccoina

Coccoina è una colla storica che ha fatto parte della vita di molti bambini italiani prima dell’introduzione del formato “stick” di colla. Questa colla è particolarmente popolare per il suo gradevole profumo di mandorla, che ha reso l’esperienza di incollare ancora più piacevole per i giovani utenti. Il prodotto viene venduto in un pratico contenitore di alluminio che dispone di uno spazio per il pennellino, rendendo l’applicazione della colla facile e precisa.

Ciò che rende Coccoina particolarmente adatta all’uso dei bambini è il fatto che è prodotta senza solventi. La sua composizione è a base di destrina di fecola di patate, acqua, glicerina e profumo di mandorla. Questa formulazione la rende una colla sicura e non tossica per i piccoli, offrendo ai genitori la tranquillità di sapere che i loro bambini possono utilizzarla senza preoccupazioni.

L’invenzione di Coccoina risale al 1927 ed è opera di Aldo Balma e Adrea Capoduri, originari di Voghera (PV). Da allora, la colla ha affascinato e conquistato i bambini italiani, diventando un’alleata preziosa per i lavoretti di scuola, il fai da te e i progetti creativi. Inoltre, è stata utilizzata in modo diffuso dai bambini per incollare le famose figurine Panini dei calciatori, aggiungendo un tocco di nostalgia per molti adulti che ricordano con affetto questa pratica.

Comprensione del testo

  1. Qual è una delle caratteristiche particolari di Coccoina che ha reso l’esperienza di incollare piacevole per i bambini italiani?
    a) Il pratico contenitore di alluminio.
    b) Il gradevole profumo di mandorla.
    c) La sua composizione a base di destrina di fecola di patate.
    d) La possibilità di incollare le figurine Panini dei calciatori.
  2. Perché Coccoina è considerata adatta all’uso dei bambini?
    a) Ha una composizione a base di solventi.
    b) È venduta in un pratico formato “stick”.
    c) È prodotta con destrina di fecola di patate e acqua.
    d) Ha una formula chimica tossica per i piccoli utenti.
  3. Chi sono gli inventori di Coccoina e da dove provengono?
    a) Massimo Boldi e Christian De Sica da Milano.
    b) Pietro Neri da Napoli.
    c) Aldo Balma e Adrea Capoduri da Voghera (PV).
    d) Gervasio Chiari da Venezia.

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