Dopo un giorno di viaggio in treno, Giuseppe Corte (arrivare) , una mattina di marzo, alla città dove (esserci) la famosa casa di cura. (Avere) un po' di febbre, ma (volere) fare ugualmente a piedi la strada fra la stazione e l'ospedale, (portarsi) la sua valigetta. Benché (avere) soltanto una leggerissima forma incipiente, Giuseppe Corte era stato consigliato di (rivolgersi) al celebre sanatorio, dove non si (curare) che quell'unica malattia. Ciò (garantire) un'eccezionale competenza nei medici e la più razionale ed efficace sistemazione d'impianti. Quando lo (scorgere) da lontano - e lo (riconoscere) per averne già visto la fotografia in una circolare pubblicitaria - Giuseppe Corte (avere) un'ottima impressione. Il bianco edificio a sette piani (solcare) da regolari rientranze che gli (dare) una fisonomia vaga d'albergo.Tutt'attorno (essere) una cinta di alti alberi. Dopo una sommaria visita medica, in attesa di un esame più accurato Giuseppe Corte (mettere) in una gaia camera del settimo ed ultimo piano. I mobili (essere) chiari e lindi come la tappezzeria, le poltrone (essere) di legno, i cuscini rivestiti di policrome stoffe. La vista (spaziare) su uno dei più bei quartieri della città. Tutto (essere) tranquillo, ospitale e rassicurante.(da Dino Buzzati, Sette piani)